Testo integrale con note e bibliografia

Marco Biasi (Università degli Studi di Milano) ha pubblicato " Il decent work e la dimensione virtuale: spunti di riflessione sulla regolazione del lavoro nel Metaverso", in Lavoro Diritti Europa 2023/1. L'articolo tratta le questioni di conflitto di leggi e di diritto sostanziale del lavoro nel mondo virtuale.
Che cos'è il Metaverso?
Il Metaverso non è solo l'omonimo progetto di Facebook, che si è recentemente ribattezzato "Meta". Il termine è stato citato per la prima volta nel 1992 nel romanzo "Snow Crash" di Neal Stephenson e descrive uno spazio virtuale in cui i partecipanti sono completamente immersi e possono interagire tra loro quasi come nella vita reale. In sostanza, il Metaverso è un tipo speciale di programma informatico che permette alle persone di interagire nello spazio digitale. Per farlo, hanno bisogno di attrezzature, in particolare di cuffie e controller per la realtà virtuale, che oggi sono facilmente disponibili a un prezzo relativamente accessibile. Oggi esiste una moltitudine di progetti che mirano a creare un Metaverso di questo tipo. I progetti più noti in questo campo sono Decentraland e The Sandbox, oltre, naturalmente, al "Metaverse" sviluppato da Meta.

Che tipo di controversie potrebbero sorgere?
Nel Metaverso si possono svolgere varie forme di attività in base a un contratto di lavoro, come il lavoro d'ufficio, le riunioni, gli incontri di vendita, o l'istruzione. Sicuramente, presto emergeranno controversie tra datori di lavoro e dipendenti, e con esse la questione di quale legge si applica al lavoro svolto. Il problema di collegare un Metaverso al diritto del lavoro di un particolare Stato nazionale è tanto ovvio quanto sconcertante.
Dove si svolge abitualmente il lavoro nel Metaverso?
Nell'Unione Europea, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento Roma I, il Paese nel quale o a partire del quale il lavoratore svolge abitualmente il suo lavoro è di particolare importanza per determinare la legge applicabile a un contratto di lavoro, indipendentemente dall'esistenza di una scelta di legge. Sebbene l'articolo 8, paragrafo 1, del Regolamento Roma I segua il principio dell'autonomia delle parti, consentendo loro di scegliere la legge applicabile, tale scelta è limitata dalle norme imperative del Paese nel quale o a partire del quale il lavoro viene abitualmente svolto.
A prima vista, entrambi i criteri di collegamento sembrano non portare a nulla, dato che il lavoro viene svolto nello spazio virtuale. Ma Marco Biasi distingue giustamente la situazione dei lavoratori nel Metaverso da quella dei lavoratori distaccati e ci riporta ad un punto di vista più realistico: un dipendente che si siede a casa sua nel Paese X con una cuffia e un controller svolge di fatto il suo lavoro in questo Paese e in nessun altro.
Il diritto del lavoro come regola imperativa
Questo sembra risolvere la questione, ma fornirebbe un forte incentivo per i datori di lavoro del Metaverso a scegliere i dipendenti che vivono nei Paesi con gli standards di diritto del lavoro più bassi possibili. Un modo per evitare questo problema potrebbe essere quello di ipotizzare un collegamento più stretto tra il contratto e il Paese di stabilimento del datore di lavoro ai sensi dell'art. 8(4) del Regolamento Roma I. Marco Biasi suggerisce, tuttavia, un'altra soluzione: se i lavoratori stessi dovessero intentare una causa nel Paese di domicilio o di sede del datore di lavoro, i tribunali di quel Paese potrebbero applicare le disposizioni del diritto del lavoro nazionale come norme di applicazione necessaria (art. 9 del Regolamento Roma I).
Le norme (eventualmente) troppo permissive del luogo di residenza abituale del lavoratore potrebbero così essere superate e potrebbe essere ristabilita l'equità tra datore di lavoro e lavoratore. In questo modo, si potrebbe preservare un nucleo di tutele essenziali per i lavoratori, come ad esempio l'orario massimo di lavoro, il salario minimo e le norme in materia di salute e sicurezza.
Questa proposta presenta tuttavia due problemi. In primo luogo, il lavoratore dovrebbe fare lo sforzo di intentare una causa nel paese del datore di lavoro, spesso irto di difficoltà quali la distanza, la lingua e i costi. In secondo luogo, il suggerimento presuppone che le norme imperative del diritto del lavoro possano essere applicate attraverso l'articolo 9 di Roma I, anche se l'articolo 8 di Roma I sembra determinare definitivamente l'applicazione di tutte le leggi del lavoro. Sebbene molti autori siano effettivamente di questa opinione, essa non gode di consenso unanime.
Andare oltre
Marco Biasi parte dal presupposto che, in ogni caso, la tutela del lavoratore sarà incompleta e diversa da Paese a Paese. Pertanto, suggerisce l'introduzione di norme internazionali (come una convenzione) sui diritti dei dipendenti del Metaverso. Alcuni problemi, però, saranno difficili da risolvere: i negoziati commerciali per conto di una classe di lavoratori sparsi per il pianeta saranno particolarmente impegnativi. Anche dopo questo primo approfondito studio del diritto del lavoro nel Metaverso, rimangono quindi abbastanza problemi su cui proseguire la riflessione in futuro.

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