La quantità, e la qualità, degli articoli e dei contributi pubblicati nel precedente numero di LDE costituiscono una evidente prova della perdurante vitalità del diritto del lavoro e delle problematiche ad esso collegate, con buona pace di quanti periodicamente annunciano la crisi del diritto del lavoro.

In effetti, la sequenza spesso tumultuosa e disorganica registrata negli ultimi anni nel campo degli interventi legislativi di riforma (taluno dice: di controriforma), specie di quelli con effetti demolitori di alcuni capisaldi del diritto speciale del lavoro, ha posto gli interpreti di fronte a un compito arduo di lettura approfondita e di ricostruzione sistematica.

Il mutato quadro normativo, ha avuto, fra gli altri, l'effetto di proporre il tema della reviviscenza dei principi del diritto comune a fianco e a supporto di quelli del diritto speciale.

Parimenti, in tale contesto, hanno assunto una rilevanza particolare e una specifica valorizzazione il ruolo e l'efficacia della normativa e della giurisprudenza comunitarie e sovranazionali.

E, sotto tale profilo, non si può fare a meno di notare che ciò conferma la validità della scelta editoriale di LDE di dedicare particolare attenzione al ruolo fecondo e positivo svolto dalle giurisdizioni e dalle istituzioni europee e internazionali.

Fra le quali deve essere ricordata, in occasione del suo centenario di fondazione, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro.

È evidente a tutti, infatti, l’effetto propulsivo e di stimolo che tali istanze internazionali hanno esercitato sugli ordinamenti e sulla giurisprudenza del lavoro degli Stati membri, e dell'Italia in particolare.

A tale panoramica il presente numero di LDE dedica una apposita sezione con contributi densi di analisi approfondita e di riflessione ermeneutica.

Sempre sul piano della tutela dei diritti del soggetto debole del rapporto di lavoro (ragione fondativa e ontologica della legislazione giuslavoristica) pare giunto il momento di dedicare attenzione al fenomeno delle conciliazioni c.d. "monosindacali" , interrogandosi sulla loro rispondenza al modello posto dagli articoli 410 e ss. c.p.c. e sulla effettività e sul grado della tutela dei lavoratori, spesso coinvolti in atti di rinuncia e transazione senza che venga loro fornita una adeguata informazione e consapevolezza sulla portata dei verbali che sono indotti a sottoscrivere.

Sul tema, sollecitiamo l'attenzione dei lettori e il loro contributo.

Sullo sfondo permane qualche eco della questione dei riders, per la quale molti continuano a invocare, e altrettanti a promettere, un intervento legislativo, che tarda a venire.

Con l'effetto che l'unica risposta, al momento, resta quella giudiziaria, che è,per sua natura, surrogatoria e priva della portata generale,tipica della fonte legislativa; risposta che non può mancare, perché il Giudice non può sospendere la decisione allorché un problema gli venga proposto e non ha il potere di soprassedere, anzi ha il dovere di pronunciarsi.

Ma la risposta giudiziaria, per questo come per altri temi, è più certa e più efficace in presenza di un quadro normativo quanto più possibile definito e chiaro.

Come si vede, anche per i prossimi numeri di LDE non mancheranno i temi e gli argomenti da trattare, e sui quali stimolare l'attenzione e la collaborazione e le competenze dell'accademia, della magistratura, della avvocatura, delle professioni, delle associazioni di categoria.

Sia consentito, infine, di ricordare il crescente numero di accessi a LDE; non tanto per una vacua esibizione di record, ma, piuttosto, perché il gradimento dei lettori è un segno della condivisione e dell'apprezzamento della formula editoriale ed è ragione di incoraggiamento e di stimolo a proseguire nella direzione intrapresa.

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