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   E’ in libreria per i tipi della Giuffrè Francis Lefebvre il libro  di Remo Danovi, il collega che ha contribuito, come si legge nella prefazione, “in misura determinante alla messa a punto del Codice deontologico e ha dedicato alla deontologia un’ampia serie di volumi e articoli di impostazione teorica e di commentario alle normative correlate”, ed è stato chiamato a ricoprire il primo insegnamento di deontologia forense  presso l’Università milanese nei primi anno 90 del secolo scorso. La  deontologia, com’è noto, “nasce” formalmente nei primi dell’Ottocento ma soltanto in tempi recenti si è arrivati al significato attuale (complesso delle regole di condotta che si applicano nell’ambito dell’attività professionale), e merita quindi molto approfondimenti nella dimensione storica da sempre presente nella cultura di Remo Danovi).

      In questo libro, per la prima volta, viene tracciata la storia dei doveri, decaloghi e comandamenti imposti agli avvocati, dall’antichità fino alle attuali codificazioni, per arrivare al recupero dell’aspetto giuridico della deontologia, non più tributaria di etica e morale, ma valore autonomo che assicura il riconoscimento e il rispetto degli altri, il diritto degli altri. La deontologia “è il diritto degli altri. Non è un diritto minore, né un diritto affievolito, ma il diritto che attende di essere riconosciuto nei modi previsti poiché su di esso si fonda il mantenimento e il progresso della società” (pag. 271).

   Con riguardo ai contenuti, per l’autore del libro, le regole deontologiche relative alla professione legale toccano variamente il diritto, l’etica e la prassi. Può dirsi pertanto che  ”la deontologia sia al centro di tre momenti di attenzione diversi, figurativamente nello spazio interno di un triangolo, i cui lati appunto sono:

  • i comportamenti considerati dal diritto (il rispetto della legge),
  • i comportamenti valutati dall’etica (i valori esistenti nella professione),
  • i comportamenti nella prassi (le condotte ripetute e costanti nella pratica giudiziaria e forense)” (pag. 222).

   Questa essendo la sintesi, il libro ripercorre le tante figure del passato – I primi difensori, il logografo, il sinegoro, il patrono, l’oratore, il giureconsulto – per ragionare intorno alle condotte poste in essere e alle regole espresse nei secoli, ovunque esse si trovino (pag. 49), con il richiamo al fervore degli studi, nella storia, nella filosofia, nel diritto, nelle tante opere che hanno contrassegnato l’evoluzione del sapere e della società. Non mancano le notazioni personali: Cicerone, ad esempio, riceve i massimi elogi per la sua eccezionale capacità nel difendere le ragioni del diritto e interpretare il ruolo del difensore, ma anche sapienti critiche per il cinismo con cui antepone sempre l’arte oratoria alla verità e alla giustizia (pag. 53).

    Nell’Ottocento compare il termine di Deontologia, come abbiamo già ricordato,non solo nel titolo dell’opera postuma di Bentham (la Deontologia o Morale semplificata, 1834), ma anche – ed è il risultato originale della ricerca compiuta -  in alcuni scritti precedenti (la Crestomazia, 1817), ove per la prima volta è utilizzato l’appellativo Deontology come parte dell’Etica (pag. 131).

    La ricostruzione storica si completa con le opere degli scrittori dell’attualità e con la cronaca dei nostri giorni, nella quale ai solisti e alle eccellenze (le stars) è subentrato il coro (pag.186), cioè“l’opera dei tanti avvocati che partecipano della vita forense e sono molto spesso artefici innominati dei cambiamenti e delle innovazioni”. Vi sono gli “assenti” e gli “indifferenti”, ma anche i “generosi”, che si prodigano per arricchire le attività delle istituzioni e associazioni forensi, e poi anche, talvolta, i “falsi generosi” e gli “imprudenti” (pag. 191).

   Seguono gli approfondimenti sulla Deontica e Deontologia e sulle Codificazioni e sui Codici, fino alle conclusioni finali, sui confini del tempo, nella sintesi della storia e negli orizzonti e limiti che si pongono (pag.327).

    La presentazione di Antonio Padoa Schioppa ricorda, poi, tra l’altro, le benemerenze della collana della storia dell’avvocatura, in cui questo libro può giustamente collocarsi.

   Certamente era mancata fino ad ora un’opera attenta e precisa sui doveri, con il filo conduttore della storia e con l’analisi del diritto, e per questo sono lodevoli gli approfondimenti sullo “spazio deontologico”, che circoscrive il perimetro della responsabilità disciplinare, già richiamato (pag.222), e sulla nozione stessa di Deontologia che “eredita dall’Etica i valori e li restituisce ampliati e definiti alla collettività” (pag.342): l’etica e la giustizia, insieme, come afferma l’autore (pag.3) sono i valori che dobbiamo coltivare o ritrovare, per dare un significato positivo a ogni rapporto tra sé e gli altri e realizzare il buon governo di cui abbiamo sommamente bisogno. Così la Deontologia “non è una porta girevole che assicura l’ingresso quando si è già all’interno di essa” (pag.154), ma è un complesso di regole di condotta che l’ordinamento riconosce come giuridiche per un fine comune e si configurano come “diritto degli altri” (pag.264). Si pensi, ad esempio, al decoro, che è il rispetto della dignità dell’altro, e così l’indipendenza e la fiducia e la stessa vita privata: tutti principi che richiamano la necessità di valutare gli atteggiamenti esterni, quelli che proteggono le aspettative e i diritti degli altri.

    Come si vede, la ricerca compiuta intende ampliare gli orizzonti e in questa visuale la storia, la filosofia, la letteratura e il diritto intersecano i loro principi per dare una piattaforma comune su cui confrontarsi. Non più un campo limitato alla professione, ma una proposta per migliorare le condizioni di tutti, con l’augurio e la speranza dell’autore (pag.324) che la conoscenza delle regole e l’approfondimento dei principi possa servire almeno alla soluzione di un caso in più o alla prevenzione anche di un solo contrasto.

   Il libro recensito, come si legge nella prefazione “costituisce la summa dell’impegno coerente di una vita per affrontare consapevolmente le sfide dell’avvocatura nella società di oggi e per illustrarne la storia, una storia che le pagine di Remo Danovi rivelano densa di risonanze e di insegnamenti ancora attuali”.E’ un merito che dobbiamo riconoscere.

  Il volume è impreziosito da una bibliografia esaustiva e da un ricco indice dei nomi citati nel libro…il tutto con un analitico indice sommario che aiuta il lettore ad individuare l’argomento cui è interessato.

 

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