testo integrale con note e bibliografia
La questione della disabilità, lungi dall’essere confinata a settore marginale della riflessione giuridica, rappresenta oggi uno snodo centrale per la tenuta complessiva dello Stato sociale e per la misurazione dell’effettività dei diritti fondamentali. L’inclusione delle persone con disabilità non costituisce infatti un mero problema di politiche settoriali, ma un banco di prova per la capacità degli ordinamenti di tradurre in prassi concrete i principi supremi di uguaglianza sostanziale e di dignità umana.
In un contesto caratterizzato da transizioni epocali – dall’evoluzione tecnologica alla crescente interconnessione tra diritto interno e fonti sovranazionali – il tema della disabilità assume la funzione di lente privilegiata attraverso cui osservare le tensioni, ma anche le potenzialità, del diritto contemporaneo: il suo perenne oscillare tra vincoli costituzionali, obblighi internazionali e pressioni socio-economiche.
La progressiva affermazione del paradigma dell’inclusione – alimentata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata in Italia con L. n. 18/2009) e più recentemente dal d.lgs. n. 62/2024, adottato in attuazione della legge delega n. 227/2021 – impone una ridefinizione dei rapporti tra individuo, istituzioni e collettività. La persona con disabilità non è più destinataria passiva di misure assistenziali, ma soggetto titolare di pretese giuridiche esigibili, il cui rispetto si misura sulla concreta possibilità di esercitare, in condizioni di parità, i diritti all’istruzione, al lavoro, alla partecipazione sociale.
Si tratta di una trasformazione che non può essere letta in chiave meramente normativa, ma che esige un approccio multidimensionale, capace di coniugare prospettive giuridiche, organizzative e culturali. La disabilità, infatti, non è solo categoria giuridica, ma anche “fatto sociale totale”, che interroga la comunità politica e civile nel suo complesso e chiede soluzioni sempre nuove, in grado di superare la logica dell’adattamento minimale per aprirsi ad una progettualità inclusiva.
Il presente fascicolo intende offrire al lettore un itinerario che ripercorre, in prospettiva diacronica e sistematica, le principali dimensioni di tale processo, dalle radici scolastiche dell’inclusione fino alle più recenti sfide poste dall’intelligenza artificiale.
Apre il forum il contributo di Daniela Paliaga, dedicato al tema della discriminazione per disabilità. L’A. offre una panoramica di ampio respiro sul tema della disabilità e una vasta ricostruzione della giurisprudenza in materia, con aggiornamento agli ultimi approdi, mettendo in luce come la nozione di disabilità, nella prospettiva della Convenzione ONU del 2006 e della direttiva 2000/78/CE, assuma una dimensione relazionale fondata sull’interazione tra menomazione e barriere sociali. Particolare rilievo è attribuito all’istituto dell’accomodamento ragionevole, quale strumento essenziale per assicurare pari opportunità e piena inclusione nel lavoro.
Il saggio di Luca Caponetti ricostruisce con linguaggio storico-giuridico l’evoluzione dell’inclusione scolastica delle persone con disabilità in Italia, dai tempi della segregazione istituzionale sino all’attuale paradigma costituzionale fondato sugli artt. 33, 34 e 38 Cost. L’analisi mostra come la scuola sia stata il primo laboratorio normativo e culturale dell’inclusione.
Segue il contributo di Simone Caponetti che innesta il discorso pedagogico sulla trama giuridica costituzionale, avvalendosi del modello ecologico di Bronfenbrenner e sottolineando il ruolo della contrattazione collettiva, nazionale e d’istituto, quale strumento di “giuridificazione” delle prassi inclusive rivolte alle persone con disabilità.
La riflessione passa quindi al versante organizzativo con il saggio di Giulia Flamini, che affronta il tema della gestione inclusiva delle disabilità nei contesti lavorativi. L’autrice valorizza il ruolo del disability manager quale figura di mediazione tra individuo e organizzazione, capace di trasformare le politiche aziendali di gestione del personale in pratiche effettivamente inclusive.
Su questa scia si colloca l’approfondimento di Fabiola Lamberti, che mette in luce le criticità applicative della nuova normativa rispetto al collocamento mirato, denunciando il rischio di sovrapposizioni procedurali e sottolineando l’urgenza di un raccordo sistematico tra le due discipline.
Il tema dell’accesso all’impiego pubblico è poi affrontato da Giuseppina Pensabene Lionti, che analizza le peculiarità proprie del settore pubblico, stretto tra principi costituzionali di buon andamento e imparzialità (art. 97 Cost.) e obblighi internazionali di inclusione, evidenziando le tensioni ancora aperte sul piano applicativo.
Il saggio di Giuseppe Sigillò Massara affronta, invece, uno dei nodi più problematici della disciplina lavoristica, mostrando come l’apparente neutralità dell’art. 2110 c.c. possa tradursi in discriminazione indiretta e interrogando l’interprete sulla necessità di una lettura costituzionalmente orientata, che tenga conto degli accomodamenti ragionevoli.
A seguire, il contributo di Gianluca Liguori affronta il tema della disabilità nell’ottica del contenzioso antidiscriminatorio, soffermandosi in particolare sul regime probatorio agevolato. L’analisi mette in luce le criticità applicative connesse alla ripartizione dell’onere della prova e al rischio di svuotamento dell’effettività delle tutele, evidenziando come l’orientamento giurisprudenziale e dottrinale sia chiamato a coniugare l’esigenza di garantire un accesso paritario alla giustizia con quella di evitare derive di carattere meramente formalistico.
L’attenzione si concentra quindi sul tema, trasversale e centrale, degli accomodamenti ragionevoli: da un lato, nel saggio di Francesca Limena, che ricostruisce l’evoluzione normativa e giurisprudenziale, fino all’impatto del d.lgs. 62/2024; dall’altro, nel contributo di Davide Tardivo, che evidenzia il tema poco dibattuto in letteratura riguardante il rilievo degli standard internazionali e l’efficacia persuasiva delle interpretazioni del Comitato ONU.
Segue, il contributo di Emilio Rocchini, che analizza le tutele pensionistiche dei lavoratori con disabilità, evidenziando come le misure vigenti – quali l’anticipo dell’età pensionabile e le maggiorazioni contributive – risultino frammentarie e insufficienti a compensare carriere discontinue, con il rischio di una “doppia penalizzazione”.
Il forum si chiude con il pregevole saggio di Adriana Topo, che indirizza la sua riflessione verso le stimolanti sfide del futuro, interrogando le trasformazioni introdotte dalle nuove tecnologie e i rischi – ma anche le potenzialità – che l’intelligenza artificiale porta con sé sul piano della partecipazione e dell’inclusione lavorativa.
Con l’auspicio che questo forum possa essere apprezzato dai lettori e sia motivo di interesse o di approccio a questa materia ancora tutta da esplorare, facciamo nostro l’insegnamento di Norberto Bobbio, secondo cui «il problema dei diritti non è tanto quello di giustificarli, quanto di proteggerli». È proprio in questa prospettiva che i contributi raccolti in questo forum si collocano: come tasselli di una riflessione collettiva volta non a proclamare astrattamente, ma a garantire concretamente i diritti delle persone con disabilità, affinché l’inclusione diventi non retorica, ma realtà giuridica e sociale.