TESTO INTEGRALE CON NOTE E BIBLIOGRAFIA
L’importanza delle buone prassi viene promossa e incentivata in Italia a partire dagli anni novanta del secolo scorso in alcuni distretti dal movimento degli « osservatori sulla giustizia civile » , con la finalità di favorire il confronto e la collaborazione tra i soggetti istituzionalmente coinvolti nella gestione del processo (magistrati, avvocati, personale di cancelleria, ufficiali giudiziari), per l’individuazione di scelte operative ritenute più idonee a migliorare la giustizia civile.
L’importanza dello strumento delle bune prassi è oggi riconosciuta anche a livello istituzionale, tramite la creazione, da parte del Consiglio Superiore della Magistratura, di una «struttura tecnica per l'organizzazione» (c.d. STO) , tra i cui obiettivi vi è quello di “promuovere il confronto e la diffusione di buone prassi metodologiche ed operative anche attraverso la sperimentazione e l'utilizzazione di tecniche innovative”.
Nella delibera del 23 luglio 2008 di creazione della struttura, il CSM afferma espressamente di voler perseguire l’obiettivo di voler “favorire l’analisi delle “buone prassi metodologiche ed operative”, per verificarne l’efficienza e l’efficacia e, se ritenute idonee dal CSM, favorirne la diffusione, al fine di garantire omogeneità e qualità delle attività a livello nazionale” .
La successiva delibera del 27 luglio 2010 («Relazione sulle buone prassi - definizione, rilevazione, classificazione e diffusione - note metodologiche, operative e di programma – luglio 2010»), svolta in premessa una trattazione sull’istituto delle buone prassi, riferisce dell’avvio da parte del CSM di un percorso di censimento e monitoraggio delle attività degli uffici riconducibili alle buone prassi. Il medesimo documento sottolinea altresì la necessità di coordinamento e indirizzo di tali buone prassi, a fronte di un quadro composito emerso dall’esame delle prime esperienze sul punto.
Nel 2011, con la delibera del 16 marzo 2011 («istituzione della banca dati nazionale delle buone prassi »), il CSM ha istituito la banca dati sulle buone prassi, con la finalità di diffondere il più possibile tra gli uffici giudiziari le prassi virtuose già consolidate in alcuni tribunali .
Con la delibera del 17 giugno 2015 del CSM si è aperta una nuova fase nel processo di diffusione delle buone pratiche, volta alla reingegnerizzazione della banca dati, alla sua implementazione, previo monitoraggio volto a verificare l'attualità delle buone prassi già catalogate e alla raccolta di buone prassi in ambito informatico.
Il 7 luglio 2016, il CSM ha predisposto il manuale ricognitivo delle buone prassi più diffuse negli uffici giudiziari, aggiornato poi con la successiva delibera 18.6.2018 .
Grande attenzione alle buone pratiche in ambito giudiziario riserva infine anche la CEPEJ, Commissione anche Europea per l’Efficienza della Giustizia costituita presso il Consiglio d’Europa nel settembre 2002, che secondo il suo statuto, deve “(a) esaminare i risultati ottenuti dai diversi sistemi giudiziari (...) utilizzando, tra le altre cose, criteri statistici e mezzi di valutazione comuni; (b) definire problemi e aree per possibili miglioramenti e scambio di opinioni sul funzionamento dei sistemi giudiziari; (c) individuare modi concreti per migliorare la misurazione e il funzionamento dei sistemi giudiziari degli Stati membri riguardo alle loro specifiche esigenze". Il CEPEJ deve svolgere questi compiti, ad esempio, "(a) identificando e sviluppando indicatori, raccogliendo e analizzando dati quantitativi e qualitativi, e definendo misure e mezzi di valutazione; e (b) redigendo relazioni, statistiche, indagini sulle migliori pratiche, linee guida, piani d'azione, pareri e commenti generali” .