testo integrale con note e bibliografia

L'industria del food delivery costituisce ormai un asset consolidato dell'economia italiana.
Si tratta di un settore che, partito dalle grandi città - Roma e Milano in primis - si è diffuso progressivamente sino a coprire l’intero territorio nazionale con una grande capillarità ed una gamma di servizi offerti che spazia ormai dalla ristorazione al grocery.

L’industria del food delivery ha consentito a migliaia di ristoranti in Italia di iniziare, per la prima volta, ad offrire il proprio cibo a domicilio generando un fatturato aggiuntivo rispetto alla tradizionale offerta di servizi di ristorazione. I consumatori possono oggi accedere ai ristoranti locali che preferiscono e che prima non offrivano il delivery, e, in parallelo, i ristoranti possono raggiungere milioni di clienti. Si è così generato un circolo virtuoso per cui, proprio grazie al food delivery, molti ristoranti hanno potuto espandersi aumentando le vendite e il numero di punti vendita, forti della possibilità di poter raggiungere un numero di clienti sempre maggiore. Il 2020, infatti, si concluderà - nonostante il Covid - con circa 1 miliardo di euro di fatturato aggiuntivo per il settore della ristorazione, generato dal food delivery. Ma il circolo virtuoso non si esaurisce qui.

Si tratta di un’industria che da opportunità di lavoro ad oltre 30.000 persone (tra dipendenti e rider autonomi) proprio in considerazione delle sue peculiari modalità e il cui indotto sostiene altre decine di migliaia di lavoratori occupati presso i ristoranti. E’ un trend in forte crescita che continuerà a dare occupazione crescente nei prossimi anni, con un andamento anticiclico anche rispetto a fenomeni drammatici come la pandemia. Nella on-demand economy le persone possono scegliere di lavorare, con chi lavorare, dove lavorare, quando lavorare, quanto lavorare, possono rifiutare il lavoro in ogni momento, possono terminare la loro attività quando preferiscono e possono lavorare per più piattaforme anche contemporaneamente. Questo nuovo rapporto - completamente differente rispetto alle forme più tradizionali di lavoro - consente un accesso diffuso al lavoro in un momento particolarmente critico per l’economia. Diversamente, infatti, da quanto spesso riportato sulla stampa, il lavoro on-demand è oggi svolto dalle più disparate tipologie di persone: dallo studente, all’impiegato che lo fa come secondo lavoro nel fine settimana, fino alle persone che hanno particolari responsabilità familiari che hanno bisogno di far coesistere il lavoro con questi impegni, nonché le persone che sono uscite dal mercato del lavoro e non vogliono un tipo di inquadramento tradizionale. Tra questi vi è innegabilmente una fascia della popolazione residente italiana che, per vari motivi, non ha trovato ingresso in altri settori nel mercato del lavoro e che invece nel food delivery ha trovato un lavoro regolare e ben retribuito che gli consente di sostenere il proprio nucleo familiare. Il food delivery ha permesso inoltre di regolarizzare le posizioni di numerosi lavoratori che precedentemente svolgevano già l’attività di consegna per conto dei ristoranti ma in nero, un fenomeno non ancora scomparso e che purtroppo riguarda alcune imprese nel settore della ristorazione che non si avvalgono delle piattaforme di delivery, ma usano le piattaforme di marketplace o svolgono servizi di consegna attraverso queste ultime.
Tra tutte le peculiarità menzionate, il grado di libertà e autonomia per gli individui è certamente il dato maggiormente apprezzato dalla larghissima maggioranza dei rider (studio SWG “I vissuti dei rider delle piattaforme di AssoDelivery”, 30 settembre 2019) in quanto peculiare e non rinvenibile in nessun altra tipologia di attività oggi disponibile.

Nel corso del 2020, in seguito alla pandemia, l’industria del food delivery ha assunto un ruolo ancor più importante nel contesto economico italiano. A causa delle chiusure obbligatorie, in osservanza delle misure finalizzate al contenimento della diffusione del virus Covid-19, molti ristoranti sono stati costretti, da un giorno all’altro, a interrompere l’attività dovendo comunque fronteggiare i costi strutturali connessi all’esercizio di una qualsiasi attività imprenditoriale. Solo grazie al food delivery molti di questi sono riusciti a proseguire con la loro attività e, in alcuni casi, hanno colto l’opportunità ripensando la loro offerta e rilanciandola, utilizzando gli strumenti innovativi a loro disposizione. Il food delivery è dunque diventato un servizio essenziale che ha dimostrato di essere sicuro e apprezzato da rider, ristoranti e consumatori.

Tutto questo non è avvenuto per caso, ma grazie all’attività portata avanti da AssoDelivery e dalle piattaforme aderenti che hanno investito nella sicurezza e nel contrasto al Covid-19.
È utile ricordare le linee guida per il food delivery (https://assodelivery.it/linee-guida-aggiornamento/) pubblicate a Marzo 2020 da AssoDelivery e dalla FIPE, la federazione italiana dei pubblici esercizi, uno strumento che si è dimostrato estremamente efficace per promuovere le misure necessarie per rendere sicure le consegne.
Tra le altre iniziative sono state distribuite dotazioni di sicurezza ai rider ed è stata introdotta la “consegna senza contatto”.

In questo contesto generale, AssoDelivery - consapevole della novità ed allo stesso tempo dell’importanza del settore - è sempre stata aperta al dialogo con le istituzioni e le altre parti sociali per fornire il proprio contributo alla regolamentazione di un’attività certamente nuova e meritevole di tutela da tutti i punti di vista.

Nel settembre 2020, AssoDelivery ha firmato il CCNL Rider che prevede nuovi diritti e tutele per i lavoratori del settore. Si è trattato di un primo fondamentale passo in avanti, un passo epocale, il primo contratto collettivo del settore in Europa e probabilmente al mondo.
Il CCNL Rider ha introdotto compensi minimi, indennità integrative, incentivi, sistemi premiali, dotazioni di sicurezza, assicurazioni, formazione, diritti sindacali e molte altre tutele, nell’ambito del lavoro autonomo, preservando quelle caratteristiche tipiche della on-demand economy che hanno consentito all’industria di crescere e di portare crescita economica e opportunità. Il CCNL Rider, consente infatti, alle imprese di fornire tutele e diritti nell’ambito del lavoro autonomo, qualcosa che precedentemente non era stato mai fatto e che rappresenta la grande portata innovativa di questo contratto. Questa era la finalità della legge 128 del 2019 nel cui solco si colloca il CCNL Rider che ne è la coerente e pedissequa applicazione, alla quale AssoDelivery ha dato attuazione nei termini previsti dal legislatore. Inoltre, è utile ricordare che stiamo parlando del primo CCNL di questo tipo in Europa.

Assodelivery ha altresì preso una posizione forte e chiara nei confronti della lotta al caporalato sottoscrivendo lo scorso mese di novembre un apposito protocollo con il Prefetto di Milano e le organizzazioni sindacali che prevede, tra gli altri, la costituzione di un organismo di garanzia, l’istituzione di uno o più registri delle società autorizzate alla consegna di ordini attraverso piattaforme, l’obbligo di adozione per tutte le società del settore di modelli organizzativi ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Assodelivery si è fatta inoltre parte attiva di numerosi incontri che si sono svolti con le parti sociali, anche al Ministero del Lavoro, su numerosi temi come il contrasto al caporalato e all’intermediazione illecita, la sicurezza del lavoro, lo sviluppo delle relazioni industriali e prenderà parte all’Osservatorio permanente recentemente costituito dal Ministero del Lavoro.

Considerato il percorso fatto e gli obiettivi raggiunti, come industria non possiamo far altro che prendere atto delle posizioni espresse dal Ministero del Lavoro dapprima con la lettera del 17 settembre 2020 e successivamente con la circolare n. 17 del 19 novembre 2020 che ha lasciato perplessi esperti e l’industria nel suo insieme, tanto per la forma quanto per i contenuti. Si tratta di un percorso irrituale in cui il Ministero assume un ruolo di interpretazione delle norme che notoriamente non compete al Governo.
Sul punto si è scritto e detto tanto e altrettanto si farà in futuro. Questo non fa altro che confermare la novità del fenomeno del lavoro on-demand e la difficoltà di ricondurlo alle forme tradizionali di lavoro che abbiamo conosciuto sino ad oggi. Il food delivery è uno dei settori in rapida evoluzione che stanno trasformando il modo in cui le persone lavorano: questo richiede un nuovo approccio dei governi e dei regolatori. Il tema della on-demand economy e del lavoro tramite piattaforma, infatti, rappresenta una questione aperta non solo a livello nazionale, ma anche in Europa e nel mondo. Una regolamentazione restrittiva applicabile limitatamente al mercato italiano, quale quella proposta dall’interpretazione ministeriale, non potrebbe avere effetti positivi sul nostro Paese, ma genererebbe effetti distorsivi, che limiterebbero l’accesso dei rider al lavoro, ridurrebbero le vendite dei ristoranti, avrebbero un effetto negativo sui consumatori per le restrizioni imposte alle piattaforme. Per questo è importante che i Governi continuino a lavorare su questo tema insieme ai partner europei e internazionali.

Continuiamo a ritenere corretto e pienamente valido quanto fatto fino ad ora in questo percorso che, a nostro avviso, non è ancora arrivato alla sua conclusione ma che non può che proseguire da dove oggi si è arrivati. In coerenza con quanto fatto sino ad ora, AssoDelivery rimane aperta al confronto con le parti sociali e le istituzioni confermando la disponibilità a fornire il proprio contributo all’evoluzione di un settore ormai essenziale dell’economia la cui novità e peculiarità non possono tuttavia essere ignorate anche in considerazione dei benefici economici e sociali che ha determinato e che continuerà a generare.

 

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