Testo integrale con note e bibliografia


L’economia delle piattaforme digitali coinvolge oggi oltre un milione di addetti che operano in tanti settori diversi dei servizi, del lavoro domestico, della cura alla persona.
La rilevanza di questa modalità di lavoro, specialmente nel segmento dei ciclo-fattorini, è cresciuta notevolmente nell’ultimo anno a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.
In poco tempo i riders sono più che raddoppiati: oggi sono quasi 30mila, contro i 10-15mila dei numeri pre-Covid. Una categoria estremamente eterogenea, in cui coesistono situazioni e necessità molto diverse: tanti i giovani che cercano un impiego per il week-end, ma non mancano - specialmente in tempo di crisi - gli addetti di età più avanzata impegnati a tempo pieno per portare avanti una famiglia. Quest’area dell’occupazione va portata fuori dal rischio di una selvaggia deregulation e dentro il perimetro di tutele solide, concrete, di natura contrattuale. Garanzie che possono essere fissate solo da buoni contratti ed accordi sindacali realmente rappresentativi. Governo e Parti sociali devono operare insieme e tessere intorno ai lavoratori una rete di protezioni che assicurino salari adeguati e diritti esigibili, legalità e trasparenza, welfare e buona flessibilità, solidarietà e produttività.
La sfida si raccoglie nel campo di relazioni sociali ed industriali serie, responsabili e costruttive e scongiurando accordi asimmetrici e di comodo che condannano le persone alla precarietà e giocano al ribasso su diritti e retribuzioni.
A seguito del pressing del sindacato confederale e di diverse sentenze dei tribunali del lavoro, la legge introdotta nel dicembre 2017 ha ricondotto le false collaborazioni al lavoro dipendente, stabilendo che quando la prestazione è svolta in maniera continuativa, è in tutto e per tutto associabile a lavoro subordinato e va collegata ad un contratto di riferimento sia sotto il profilo retributivo che normativo. Il punto di partenza non può che essere il CCNL della Logistica, sottoscritto dalle Federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil già due anni fa, che integra tutte le garanzie salariali, normative e di welfare e può eventualmente essere adattato ad ulteriori e specifiche esigenze di flessibilità.
Vanno collegate le retribuzioni a quelle tabelle, va superata la mera logica del cottimo, va esteso il welfare contrattuale, le maggiorazioni salariali, il diritto alle ferie, alla malattia ed al Tfr... insieme a tutte le altre protezioni che solo un vero contratto può riconoscere. Ora si tratta di percorrere "un ultimo miglio", agganciando stabilmente il settore ai contenuti dell’intesa del 2017.
Sotto questo profilo, l’accordo siglato da Assodelivery ed Ugl presenta forti criticità rispetto alle conquiste sindacali di questi anni, condannando i lavoratori ad un rapporto precario e malpagato, fondato sul cottimo e privo di malattia, tredicesima, ferie e maternità, solo per fare alcuni esempi. Distorsioni inaccettabili, che in nulla possono essere associate a buona flessibilità e che rischiano invece di mortificare diritti, dignità e sicurezza di persone spesso fragili, quando non in balia di nuove e dilaganti forme di caporalato digitale, contro il quale è assolutamente necessario aumentare le ispezioni. È allora molto apprezzabile che si sia tornati in questi mesi ad un confronto istituzionale e responsbaile con tutte le parti in causa, a partire naturalmente da Assodelivery e dal sindacato confederale. Abbiamo apprezzato la volontà dell’associazione di riaprire un dialogo e - da parte del Governo - la decisione di svilupparlo insieme anche ad un nuovo l’Osservatorio di settore chiesto da oltre un anno dalla Cisl. Si potrà così monitorare il comparto ed avere un quadro di riferimento condiviso su dati, indicatori, attività, condizioni di mercato, occupazione. Insieme, ora, dobbiamo dare gambe solide e partecipate ad una strategia nazionale che punti a contrastare ogni forma di abuso e ad innalzare le protezioni sociali per tutti i lavoratori. Per questo abbiamo chiesto di lavorare a due accordi quadro nazionali: il primo su legalità e trasparenza, che fissi solidi affidamenti contro il caporalato digitale, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento; l’altro su salute, sicurezza e sorveglianza sanitaria per i ciclofattorini.
Ora, al di là delle turbolenze politiche e delle sorti dell’Esecutivo, bisognerà dare continuità e concretezza a questo incontro.
La sfida principale resta quella di di rilanciare e qualificare il confronto negoziale con Assodelivery per superare il cottimo e costruire insieme garanzie e tutele universali definite in modo negoziato. Si tratta ora di entrare nella fase operativa di questa strategia. L’auspicio è che il clima di collaborazione si consolidi e porti al buon governo contrattuale del comparto, con retribuzioni adeguate, l’estensione delle protezioni, il riconoscimento dei riconoscere diritti sindacali, alla disconnessione, alla privacy. Bisogna affrontare alcuni aspetti operativi, a cominciare dalla trasparenza degli algoritmi decisionali delle piattaforme.
Vanno censite le aziende che operano sui territori ed assicurata la massima equità di ‘app’ che non sono videogiochi, ma piattaforme che regolano nei fatti l’organizzazione del lavoro.
Diritti e tutele vanno resi esigibili non solo nel food-delivery ma anche in tutti gli altri lavori digitali per dare certezza e regolarità, anche fiscale e contributiva, a questi settori.
Il sentiero della contrattazione, della bilateralità, della condivisione e della partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali è in ogni caso il migliore per contrastare il vero nemico insito in questa tecnologia, che è l’isolamento della persona.

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