La questione dei riders ha trovato finalmente un assetto normativo, con la recente legge n.148 del 2019 , portata a compimento dal Ministro Catalfo in tempi apprezzabilmente rapidi.

Si è realizzato, così, l'auspicio da tutte le parti formulato nel corso del dibattito dottrinale e, ancor più, in seguito alle ben note sentenze in materia.
In effetti tutti, a cominciare dai Giudici, eravamo convinti che non si potesse rimettere alla giurisprudenza la definizione di un tema così caratterizzato dalle peculiarità in fatto della prestazione di lavoro e dalla difficoltà di affrontarlo adeguatamente sulla base della normativa vigente. In tale contesto si verificava, infatti e come per altre questioni, un indebito sovraccarico sulla giurisdizione, chiamata a risolvere problemi che in primo luogo spettava al legislatore definire.

Rientra nella dinamica del sistema, in generale, che talvolta la giurisprudenza sia chiamata ad intervenire in ruolo di supplenza alla carenza del quadro normativo; ma, al tempo stesso, non si può non convenire che tale supplenza debba durare il tempo più breve possibile.

Ove così non fosse, e quando così non è, si determinerebbe una incongrua espansione della funzione e del ruolo della giurisprudenza che finisce, da un lato, col produrre una alterazione dell'equilibrio fra i poteri dello Stato; dall'altro, con il deresponsabilizzare i Decisori istituzionali, Parlamento e Governo, cui la Costituzione conferisce non solo il potere, ma anche e soprattutto il dovere, di fissare le situazioni giuridiche da tutelare, i diritti da affermare, le tutele da riconoscere.

A qualcuno piacerà di più ad altri meno, ma finalmente una legge c'è.

E sicuramente contribuisce a meglio definire il quadro normativo e, quindi, ad attenuare il tasso di opinabilità che in precedenza ha connotato l'opera degli interpreti: avvocati, magistrati, studiosi.

LDE ha dedicato al tema dei riders ampia attenzione e lo stesso farà nei prossimi numeri per la recente legge, che investe uno dei temi centrali del diritto del lavoro, quello del rapporto fra autonomia e subordinazione.

In proposito, va rilevato che appare ragionevole ammettere la necessità di non ingessare tutti i rapporti di lavoro nel quadro della subordinazione; e che è opportuno lasciare nel sistema uno spazio adeguato a una regolamentazione nel contesto dell'autonomia, spesso gradita a tutte le parti .

Del pari, è necessario evitare che si crei una selva nella quale si possono verificare (si sono verificate) forti compressioni dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Quale che sia il grado e il livello di autonomia del rapporto, infatti, non si possono omettere le garanzie di base e le tutele minime per il prestatore di lavoro.

Tali principi paiono essere stati considerati nella legge n.148.

Il tempo e l'esperienza applicativa diranno se la legge si sarà rivelata idonea a risolvere i dubbi e le incertezze che fino ad oggi hanno occupato gli interpreti.

Questo numero di LDE ha una forte connotazione femminile poiché prosegue il dibattito sul tema del gender gap, con qualificati apporti non solo giuridici,che danno voce alle diverse sensibilità che la materia coinvolge e suscita. Il tema è, e deve restare, al centro dell'attenzione per i suoi molteplici risvolti, che interpellano diritto, psicologia, sociologia.

Nella prospettiva del superamento del soffitto di cristallo, va salutato con compiacimento quanto avvenuto in queste ore, con l’elezione in importanti incarichi istituzionali di due figure femminili : Marta Cartabia, Presidente della Corte costituzionale, Elisabetta Chinaglia, componente del CSM.

Ad entrambe LDE augura buon lavoro.

Come auspicato nel numero precedente di LDE, ospitiamo numerosi interventi di lettori che riprendono il tema delle conciliazioni monosindacali, per le quali si pongono multipli interrogativi non solo sul piano dell'inquadramento normativo, ma anche su quello della deontologia sindacale.

Con altrettanta soddisfazione registriamo la prosecuzione della riflessione avviata con l'articolo sulla organizzazione nomofilattica adottata dalla Cassazione Lavoro: la molteplicità e la varietà delle opinioni espresse dai commentatori confermano la rilevanza del tema e la sua centralità per l'attività degli interpreti.

Per finire in (relativa) leggerezza, segnaliamo il focus relativo al rapporto di lavoro sportivo nel mondo del calcio; che è connotato non solo dalla passione e dal tifo degli appassionati, ma anche da una pluralità di problemi giuslavoristici che coinvolgono i numerosi professionisti che, a tutti i livelli, sono protagonisti dello sport nazionale.

Anche nel presente numero, quindi, LDE conferma la sua impostazione editoriale, che è quella di fornire spunti di riflessione teorica ma anche, e al contempo, materiale di supporto operativo per l'attività professionale degli addetti al lavoro.

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