La nascita di una nuova rivista, cartacea o telematica che sia, va salutata sempre con entusiasmo. Il Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro della Provincia di Milano, che mi onoro di presiedere, ha deciso di aderire a questa iniziativa editoriale, sin dalla sua nascita, senza un minimo di esitazione considerato la qualità dei partecipanti all’iniziativa, la qualità indiscussa degli autori, del comitato scientifico e di redazione. Un ringraziamento particolare va al Dott. Pietro Martello, Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano per aver fortemente voluto la nascita di questa rivista e all’Editore che ne ha inteso raccogliere la sfida.
Noi saremo presenti in ogni numero della rivista con degli articoli legati alla stretta attualità. Porteremo a conoscenza dei lettori le nostre riflessioni sia "tecniche" sia “politiche”, sulla normativa attuale o di prossima realizzazione; come dire: "tra presente e futuro". Inoltre, effettueremo dei commenti critici sui provvedimenti legislativi e amministrativi adottati con riferimento ai risultati conseguiti o a quelli attesi.
Non faremo mancare le nostre proposte di revisione della normativa attuale, soprattutto quelle di semplificazione volte a rendere più fluidi e dinamici i rapporti di lavoro, evitando così quell’inutile contenzioso, a volte di poco valore economico, che congestiona le aule di giustizia alle quali, a nostro avviso, dovrebbero giungere questioni di ben altro rilievo.
Vivendo, noi Consulenti del Lavoro, a stretto contatto con le imprese e con i lavoratore, ed essendo portatori di valori quali la legalità, la valorizzazione delle risorse umane, la correttezza della gestione, anche amministrativa, dei rapporti di lavoro, metteremo in risalto le problematiche e i conflitti che nascono all’interno delle imprese dandone una lettura oggettiva e non di parte, di ciò che accade. Voglio ribadire la nostra “terzietà” nella gestione dei rapporti di lavoro, riconosciuta tale anche dal legislatore italiano -esclusivamente alla nostra Categoria – quando ci ha delegati ad assistere anche i lavoratori in alcuni procedimenti, ad inviare le dimissioni on line del lavoratore, ad esercitare le attività di intermediazione, selezione, formazione ed outplacement, senza dover richiedere la preventiva autorizzazione ministeriale.
In questo primo numero vorrei subito porre l’attenzione dei lettori su alcune questioni che meritano di essere esaminate e risolte quanto prima e sulle quali magari torneremo con dei focus specifici nei prossimi numeri della rivista.
Innanzitutto pongo l’attenzione sulle Politiche attive che in Italia non decollano. A due anni dalla nascita dell’ANPAL gli interventi a favore di coloro che hanno perso l’occupazione sono ancora in fase sperimentale. Nessuna azione di riqualificazione è stata intrapresa nei confronti dei dipendenti pubblici che si occupano di politiche attive. Eppure la riforma del mercato del lavoro, meglio conosciuta come jobs Act, aveva puntato proprio sulla diminuzione, anche drastica, degli interventi di sostegno al reddito per i lavoratori a fronte di un massiccio dirottamento delle risorse nelle cd. politiche attive. Lo Stato, con la nazionalizzazione della ricollocazione, avrebbe dovuto garantire l’eccellenza in questo settore, ma siamo ben lontani e si sa bene che il cittadino ha bisogno di alcuni punti certi di riferimento. Quando subisce un furto va al Comando di Pubblica Sicurezza e non all’Agenzia Privata di Vigilanza. Così dovrebbe essere per la ricollocazione.
E, con l’avvento dell’Industry 4.0, tutti sappiamo che saranno necessarie nuove figure professionali; eppure continuiamo a somministrare corsi di formazione generica come se fossimo nella fase dell’alfabetizzazione di massa. Politiche attive significa anche far capire ai giovani, insieme al sistema di istruzione, quali sono le figure processionali del futuro in modo da non generare più disoccupazione strutturale.
Se non si è capaci di far questo, liberalizziamo il settore della formazione disintermediandolo. Lasciamo che siano la aziende a crearsi l’occupazione necessaria evitando, non me ne vogliano i lettori, la “farsa “ della alternanza scuola lavoro. Il primo a non crederci è proprio il sistema di istruzione pubblico.
In tutto questo “la fa da padrona” la burocrazia. Che cresce a livelli inimmaginabili complice anche un inefficace sistema di controlli.
Ma parleremo anche del sistema delle incentivazioni all’occupazione che andrebbe riformato e reso strutturale, come pare stia facendo la prossima legge di stabilità, delle flessibilità necessarie per rendere più competitive le imprese, del raggiungimento di tutele minime per tutti i lavoratori, evitando la negoziazione ai cd. “pirata”, l’eliminazione di storture legislative, amministrative e burocratiche che poi alimentano i fenomeni di abuso del diritto.
La sintesi impone di porre un fremo alla penna (chiedo scusa, alla tastiera), quindi un a rileggerci nei prossimi numeri.

 

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