testo integrale con note e bibliografia
Nel secondo focus si pubblicano due interventi presentati alla IX Conferenza dell’OIL Regulating for Decent Work Network, svoltasi a Ginevra dal 2 al 4 luglio 2025. Strengthening Labour Institutions and Worker Voice to Deliver Decent Employment è il titolo del panel proposto da Eva Kocker (Europa - Universität Viadrina), introdotto e moderato da Isabelle Daugareilh (Université de Bordeaux), allo scopo di condividere e discutere con colleghi provenienti da ordinamenti e scienze sociali diverse alcune delle conclusioni raggiunte nell’ambito del progetto CARE4CARE – We care for those who care, con particolare attenzione al ruolo degli istituti di diritto del lavoro, di diritto della sicurezza sociale e di diritto sindacale nella tutela dei lavoratori e delle lavoratrici del settore della cura.
I sistemi di cura nell’Unione europea attraversano una fase di profonda crisi. Le cause di tale fenomeno sono molteplici e affondano le radici, da un lato, nella tradizione del lavoro di cura inteso come compito femminile da svolgere all’interno della famiglia, dall’altro, nella persistente svalutazione di tali attività nei mercati del lavoro. A ciò si aggiunge l’incremento della domanda di servizi di cura, determinato da fattori demografici, che accentua ulteriormente la scarsità di manodopera, oggi al centro delle criticità che caratterizzano la maggior parte degli Stati membri. Le condizioni di lavoro degli operatori della cura costituiscono un elemento decisivo nella configurazione della crisi: carenza di personale, carichi di lavoro e qualità dell’occupazione sono tra loro strettamente connessi. Nella maggior parte dei Paesi europei il settore presenta, infatti, rilevanti problematiche strutturali, quali bassi livelli retributivi, diffusione del lavoro informale, elevati livelli di stress e precarietà occupazionale. L’insufficienza di organico, aggravata dall’aumento della domanda, rappresenta uno dei principali fattori di tensione.
In questo contesto, la sessione presentata a Ginevra ha esaminato il ruolo delle istituzioni del mercato del lavoro nell’elaborazione di possibili soluzioni. Occorre, tuttavia, considerare come le istituzioni che operano nei settori produttivi si distinguano profondamente da quelle che caratterizzano l’economia della cura, ove i sistemi di finanziamento, l’intervento pubblico e i regimi di sicurezza sociale incidono in modo determinante non solo sul funzionamento del mercato del lavoro, ma anche sulle condizioni di impiego. Garantire un’occupazione dignitosa nei settori della cura europei rappresenta un compito particolarmente complesso. Questi comparti risultano, infatti, strutturati da sistemi istituzionali assai differenti, sviluppatisi in ciascun Paese secondo logiche autonome. Si rileva, tuttavia, in linea generale, una persistente storia di bassi salari, scarsa valorizzazione sociale e insufficiente organizzazione collettiva. Tali caratteristiche, pur legate in parte alla dimensione di genere che tradizionalmente assegna alle donne i ruoli di cura, si riscontrano in maniera trasversale. In tutti i Paesi considerati, inoltre, è significativa la presenza di lavoratori migranti, spesso collocati in posizioni di particolare vulnerabilità.
L’analisi comparata degli istituti consente di evidenziare la loro reciproca interdipendenza. In particolare, nel corso della sessione Strengthening Labour Institutions and Worker Voice to Deliver Decent Employment sono stati presentati quattro contributi, dedicati ad aspetti differenti della questione, con attenzione a diversi contesti nazionali. L’introduzione di Isabelle Daugareilh è stata seguita da quattro interventi eterogenei, per quanto riguarda gli istituti oggetto di attenzione, e che ben si sono prestati a restituire la complessità dell’analisi svolta nel corso del progetto CARE4CARE – We care for those who care, il quale ha impegnato il gruppo di ricerca in un lavoro che facesse dialogare non solo professioni distinte, spesso anche sul piano regolatorio (si pensi per tutti al caso italiano, che si caratterizza per una marcata differenza di regolamentazione contrattual-collettiva tra infermieri, OSS e OSA, da un lato, e assistenti famigliari, dall’altro); ma anche istituti diversi, in un contesto comparato e internazionale.
Il primo intervento, che proponiamo per intero in questo focus, ha posto al centro della riflessione l’atteggiarsi di alcuni istituti del sistema spagnolo di sicurezza sociale nei confronti dei lavoratori della cura (Social Protection of Different Groups of Workers in the Care Sector. Achieving Progress under the Influence of the EU, Andrea Cano Redondo, Universitat de Girona). In particolare, si mette in evidenza la diversità di disciplina tra i gruppi occupati nel settore della cura, ovvero lavoratori domestici, personale delle strutture residenziali e infermieri, con particolare riferimento agli istituti di sicurezza sociale. Al fine di dimostrare come il sistema di sicurezza sociale spagnolo miri sempre più a ridurre le disparità per prevenire situazioni di mancata protezione e allinearsi al quadro dell’UE, il contributo, adottando una prospettiva di genere, si sofferma sulla regolamentazione dell’indennità di disoccupazione, condizionata dalla CGUE “TGSS” in materia di disoccupazione per i lavoratori domestici in Spagna; sull’articolazione della protezione sociale per i lavoratori che abbiano abbandonato la professione per dedicarsi all’assistenza di un familiare non autosufficiente; nonché sulle iniziative in corso per classificare come “malattie professionali” le patologie contratte da assistenti e addetti alle pulizie.
L’altro intervento della sessione Strengthening Labour Institutions and Worker Voice to Deliver Decent Employment, che pubblichiamo nella sua versione integrale, propone una lettura, largamente basata sui risultati pubblicati nei rapporti su Job Quality and Inclusive Working Conditions (consultabili al sito https://www.care4care.net/wp-reports-results/) del quadro regolatorio che assiste i lavoratori domestici della cura in regime di convivenza famigliare, nei sei ordinamenti coinvolti nel progetto (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Svezia), sotto la lente della Convenzione OIL n. 189. La tutela e la valorizzazione dei lavoratori domestici e dei caregiver professionali conviventi rappresentano sfide cruciali per gli Stati contemporanei, considerando le caratteristiche principali del settore: la sua connotazione di genere, l’elevata presenza di lavoratori migranti e il ruolo spesso trascurato delle capacità emotive e relazionali nello svolgimento corretto delle mansioni. Il contributo, utilizzando la Convenzione OIL n. 189 come parametro normativo di riferimento, riflette sull’adeguatezza dei sei quadri regolatori a garantire agli operatori domestici della cura un lavoro dignitoso (Decent Jobs for Live-in Carers through Labour Market Institutions, Giulia Frosecchi, Università di Firenze).
Nel corso del panel, la discussione si è arricchita con due ulteriori contributi, che non abbiamo l’occasione di pubblicare. La presentazione dei colleghi polacchi ha esaminato il ruolo marginale dei sindacati nel settore della cura in Polonia, evidenziando il drastico declino della loro influenza dopo l’epoca di Solidarność e le difficoltà legate a frammentazione, lavoro informale e scarsa tutela dei lavoratori. Il confronto con modelli europei suggerisce riforme necessarie, tra cui il rafforzamento delle tutele legali, dell’ispezione del lavoro e della rappresentanza sindacale, al fine di valorizzare un settore cruciale ma sottovalutato (History v Presence: The Role of Trade Unions in the Care System. The Case of Poland, Agata Ludera-Ruszel, Hubert Kotarski, Uniwersytet Rzeszowski). Da ultimo, Eva Kocher ha proposto una riflessione di politica legislativa, mossa dal desiderio di rendere attrattivo il lavoro di cura, partendo da un’analisi, in chiave comparata, delle difficoltà di riconoscimento delle competenze nel lavoro di cura, soprattutto per i migranti, e sottolineando l’importanza di creare un quadro giuridico capace di valorizzare in modo equo competenze tecniche, relazionali ed emotive per favorire mobilità e qualificazione professionale (Recognition of Competences in the Care Sector: An Intersectional Puzzle, Eva Kocher, Europa-Universität Viadrina Frankfurt - Oder).
