testo integrale con note e bibliografia
1. Introduzione: la questione animale entra nel diritto del lavoro
L'evoluzione della sensibilità collettiva verso gli animali d'affezione ha iniziato a produrre ef-fetti significativi anche nell'ambito del diritto del lavoro.
Quello che un tempo veniva considerato un rapporto meramente patrimoniale tra proprietario e "cosa" è oggi riconosciuto come un legame affettivo complesso, meritevole di tutela giuridi-ca anche nelle sue implicazioni lavorative.
Il presente contributo intende analizzare il percorso evolutivo che, muovendo dalle disposi-zioni penali in materia di tutela animale, ha condotto la giurisprudenza di legittimità a ricono-scere la sussistenza di un diritto all'assenza retribuita per la cura di animali in stato di necessi-tà, aprendo la strada a una riflessione più ampia sul riconoscimento del lutto per animali d'af-fezione.
La questione assume particolare rilievo nell'attuale contesto sociale, caratterizzato da un pro-gressivo ampliamento dei nuclei familiari "multispecifici" e da una crescente sensibilità verso il benessere animale, che trova riscontro tanto nella normativa europea quanto nelle recenti proposte legislative nazionali.
2. Il fondamento penalistico: dal maltrattamento al dovere di cura
2.1 L'evoluzione dell'art. 727 c.p.
L'art. 727 c.p., introdotto con la L. 20 luglio 2004, n. 189, ha segnato una svolta nell'approccio del legislatore italiano alla questione animale, superando la mera concezione patrimonialistica per abbracciare una dimensione etico-sociale della tutela.
La norma, rubricata "Abbandono di animali", non si limita a sanzionare l'abbandono in senso stretto, ma punisce chiunque "detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze".
Questa formulazione ha aperto la strada a un'interpretazione estensiva del concetto di maltrat-tamento, che comprende anche forme omissive di cura.
2.2 Il dovere giuridico di assistenza
La giurisprudenza penale ha chiarito che dal possesso di un animale domestico deriva un vero e proprio dovere giuridico di assistenza, la cui violazione può configurare il reato di cui all'art. 727 c.p.
Tale dovere non si esaurisce nell'evitare atti di violenza fisica, ma comprende l'obbligo positi-vo di garantire cure veterinarie adeguate in situazioni di necessità.
Questa ricostruzione assume particolare rilevanza ai fini lavoristici: l'inadempimento del dove-re di cura assurge illecito penale e può legittimare richieste di assenza dal lavoro per motivi gravi e indifferibili.
3. L'approdo giurisprudenziale: il riconoscimento del dovere di accudimento dell'animale
3.1 I precedenti della Cassazione penale.
Il significativo riconoscimento del legame affettivo uomo – animale e il conseguente dovere del primo di accudimento nei riguardi del secondo si rinviene nelle pronunce della Suprema Corte ove viene espresso:"per quanto attiene alla sussistenza dell'elemento oggettivo della fattispecie di cui all'articolo 727 c.p. è stato precisato che costituiscono maltrattamenti idonei ad integrare il reato di ab-bandono di animali non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psicofi-sica dell'animale procurandogli dolore e afflizione […]. E comunque per abbandono si intende non solo la condotta di distacco volontario dall'animale, ma anche qualsiasi trascuratezza, disinteresse, mancanza di at-tenzione, inclusi comportamenti colposi improntati a indifferenza o inerzia"¹.
E ancora con ordinanza n. 15076 del 2018 la settima sezione della Cassazione penale ha af-fermato che: "Come correttamente ricordato dal Tribunale, il reato di cui all'art. 727 cod. pen. non san-ziona esclusivamente gli atti di crudeltà, caratterizzati dal dolo, ma anche comportamenti colposi di incuria e abbandono nei confronti degli animali, come quelli verificatisi nel caso di specie […] È stata, inoltre, piena-mente accertata l'incompatibilità delle condizioni di detenzione degli animali con la loro natura, dal momento che, da plurime testimonianze, è stato riscontrato che i cavalli erano privi di un adeguato riparo – avendo a disposizione solo una tettoia di pochi metri quadrati, su un'area cementata e coperta di escrementi- e senza foraggio"².
La giurisprudenza penale ha chiarito che dal possesso di un animale domestico deriva un vero e proprio dovere giuridico di assistenza la cui violazione può configurare il reato di cui all'arti-colo 727 c.p.
Tale dovere infatti non si esaurisce nell'evitare atti di violenza fisica, ma comprende l'obbligo positivo di garantire cure veterinarie adeguate in caso di necessità.
3.2 La svolta del 2018: primo caso di concessione del permesso retribuito per assistere il cane.
Il punto di approdo di questo percorso evolutivo si trova nella decisione da parte dell'ateneo La Sapienza di Roma.
Il caso ha riguardo ad una lavoratrice universitaria (single) che aveva richiesto un permesso retribuito per accompagnare il proprio cane a un intervento chirurgico urgente, vedendosi ini-zialmente negare la richiesta dal datore di lavoro.
Dopo il supporto tecnico-giuridico dell'ufficio legale della Lega antivivisezione (LAV) e rice-vuto anche il certificato del veterinario, la lavoratrice ha ottenuto la concessione di due giorna-te di permesso retribuito.
Il punto fondamentale della vicenda consiste dunque nel riconoscimento da parte del datore di lavoro di una interrelazione personale rilevante tra uomo e animale, tale da considerare que-st'ultimo un componente della famiglia a tutti gli effetti, in questo modo conferendo piena le-gittimità e conformità alla richiesta di permesso dal lavoro retribuito da parte della dipenden-te.
3.3 I requisiti per il riconoscimento
La giurisprudenza ha individuato alcuni requisiti essenziali per il riconoscimento del permesso:
a) Urgenza e indifferibilità: l'intervento deve presentare carattere di urgenza medica certificata;
b) Stato di necessità: l'animale deve versare in condizioni che richiedono assistenza immediata;
c) Impossibilità di delega: deve essere dimostrata l'impossibilità di affidare l'animale a terzi;
d) Documentazione veterinaria: la situazione deve essere certificata da un veterinario abilitato.
4. Il panorama comparatistico: esperienze internazionali
4.1 Il modello statunitense
Alcune aziende americane hanno assunto l'iniziativa di offrire giorni di congedo retribuito a chi adotta un animale domestico. Si chiama «Pawternity leave» (paw in inglese significa zampa) e si sta diffondendo soprattutto a New York, segno del riconoscimento di fatto che gli animali sono ormai componenti a pieno titolo di moltissime famiglie.
4.2 L'iniziativa cilena.
In Cile, nella primavera del 2024 è stata presentata un'iniziativa parlamentare volta a concede-re un giorno di permesso lavorativo o scolastico a chiunque dovesse trovarsi in lutto per la morte di una creatura d'affezione.
A spingere i parlamentari a promuovere la predetta iniziativa sono stati i ripetuti appelli del popolare giornalista e conduttore tv José Antonio Neme il quale, dopo aver perso il proprio bulldog francese, ha invitato sui social il mondo della politica a prevedere in casi analoghi «un giorno per onorare la memoria dell'animale domestico e per poter vivere intimamente il dolore».
5. Le prospettive de iure condendo: verso una regolamentazione esplicita
5.1 La proposta italiana
In Italia, l'interesse per la materia si è concretizzato nella petizione parlamentare promossa da Sinistra Italiana nel 2025, che ha raccolto oltre 50.000 firme per modificare la legge 8 marzo 2000, n. 53, concernente l'istituzione di un permesso retribuito per i casi di malattia o morte dell'animale di affezione
La proposta si articola su due livelli:
• Permessi per cure urgenti: estensione dell'art. 4 della L. 53/2000 introduzione di 8 ore di permesso l'anno;
• Permessi per lutto: introduzione di 1-3 giorni di congedo retribuito per elaborazione del lutto.
6. Il diritto al lutto: una prospettiva psico-giuridica
6.1 Gli aspetti psicologici del lutto per animali
La ricerca psicologica ha ampiamente dimostrato che il lutto per la perdita di un animale do-mestico può avere intensità e caratteristiche analoghe a quelle del lutto per persone care.
Gli studi di Ines Testoni e Loriana De Cataldo³ evidenziano come il "disenfranchised grief" ovvero il lutto negato legato alla perdita di un animale possa causare disturbi significativi se non adeguatamente elaborato: "le persone spesso umanizzano il proprio animale, e quanto più il legame di attaccamento viene parificato al rapporto con le persone tanto più a lungo il dolore per la perdita si intensi-fica e permane".
6.2 Il riconoscimento sociale del lutto
Il mancato riconoscimento sociale del lutto per animali genera spesso fenomeni di lutto com-plicato, con ricadute sulla produttività lavorativa e sul benessere psico-fisico del dipendente.
Nello studio sopra citato le dottoresse Testoni e De Cataldo riferiscono che l'importanza della questione è stata riconosciuta dall'American Psychological Association (APA), la quale ha istituito un gruppo di studi e ricerche che si occupa di promuovere programmi di formazione per pro-fessionisti della salute mentale e per l'attività di counseling per rispondere alle esigenze forma-tive di studenti, professionisti e volontari che operano nel settore veterinario e nell'ambito del-la protezione animale.
A livello internazionale dunque cominciano a essere attivati servizi di supporto, sul modello dell'esperienza decennale degli Stati Uniti ove operano con successo le Pet Loss Support Hotline che offrono supporto psicologico a chi ha perso il proprio animale.
7. Profili critici e possibili soluzioni
7.1 Il rischio di abusi
Una delle principali obiezioni al riconoscimento di permessi per animali domestici riguarda il rischio di abusi. La soluzione può essere individuata nell'adozione di criteri oggettivi di valuta-zione:
• Certificazione veterinaria dell'urgenza
• Registro anagrafico degli animali
• Limitazione numerica annuale dei permessi
7.2 La definizione di "animale d'affezione"
La normativa dovrebbe chiarire quali animali rientrino nella tutela, presumibilmente limitan-dosi a cani, gatti e altri animali da compagnia tradizionalmente riconosciuti, escludendo ani-mali esotici o da reddito.
8. Conclusioni: verso un diritto del lavoro "interspecifico"
Il percorso analizzato evidenzia come il diritto del lavoro stia progressivamente adattandosi alle trasformazioni sociali, riconoscendo nuove dimensioni della personalità del lavoratore che includono anche i legami interspecifici.
L'evoluzione dalla tutela penale al riconoscimento di diritti lavoristici rappresenta un esempio paradigmatico di come il sistema giuridico possa rispondere alle istanze emergenti dalla socie-tà civile, mantenendo al contempo criteri di razionalità e sostenibilità.
Il riconoscimento del diritto alla cura e al lutto per animali d'affezione non costituisce una me-ra concessione sentimentale, ma l'affermazione di un principio più ampio: quello per cui la tu-tela della persona del lavoratore non può essere separata dalla tutela dei suoi legami affettivi, quale che ne sia la natura.
La sfida per il legislatore e per le parti sociali è quella di tradurre questi principi in norme con-crete, equilibrate e sostenibili, che sappiano coniugare le nuove sensibilità sociali con le esi-genze organizzative ed economiche delle imprese.
